Eccoci nella consueta Verona, sfondo dell’ancor più noto e tragico amore di “Romeo e Giulietta”, un testo classico, anzi, il testo classico per eccellenza, a cui si sono ispirati i maggiori esponenti del teatro contemporaneo e non. Oggetto di studio di quest’anno di laboratorio: le maschere e la Commedia dell’Arte.
Cosa di più contraddittorio e incongruente? Ma ecco che, affrontando le prime scene, l’opera inizia ad offrire ottimi spunti per una messa in scena che vira verso la Commedia. Gli stessi protagonisti sembrano costruiti – da un punto di vista drammaturgico – proprio per uno spettacolo di Commedia, così chiari e semplici nei loro intenti, ma non meno difficili da interpretare. Dai materiale e dalle caratterizzazioni raccolte durante l’anno, muovendosi tra il canovaccio della storia d’amore dei due amanti di Verona, nasce istintivo costruire una tragedia che riesce ad essere commedia allo stesso tempo, mantenendo la struttura drammaturgica, pur senza rinunciare ai ritmi e agli ingredienti offerti dalla Commedia dell’Arte.
I personaggi, anche i principali, appaiono impostati e guidati da una forte caratterizzazione, al limite della caricatura, nella maggior parte dei casi sostenuti dalla maschera. Tutto ci#242 porta ad affrontare un testo che, sebbene nella stesura originale abbia una connotazione prettamente drammatica, nella trasposizione di cui sarete spettatori, si distinguerà per vena comica o quantomeno leggera, senza peraltro sacrificare ai contenuti. Ne risulta un’alchimia molto stimolante, che sfrutta da una parte il contatto reale con il pubblico – obbligato dalla tecnica della Commedia – dall’altra la quarta parete indotta dall’opera tragica, della quale permangono comunque i piccoli e grandi drammi e conflitti.